
Le Tecniche di Lavorazione, la Magia del Vetro
Il vetro è un materiale solido composto di sabbia silicea, soda, calce e potassio, mescolati assieme e fusi in un forno ad una temperatura di 1500°C (2700°F) per ottenere una materia flessibile. Il maestro vetraio preleva il vetro incandescente con una canna e lo modella con strumenti tradizionali come pinze, forbici e palette di legno.
La “Soffiatura del vetro” si riferisce alla tecnica usata dai maestri per dare forma all’oggetto soffiando in una canna.
Lo splendido aspetto e colorazione del vetro di Murano si ottiene anche aggiungendo foglia d’oro o argento al vetro, e mescolando alla materia prima minerali come zinco per il bianco, cobalto per il blu, manganese per il viola, e così via.
Una volta realizzato l’oggetto, questo viene posto in un forno di raffreddamento chiamato “tempera”; in questo modo si eviteranno rotture per lo sbalzo termico.
ALESSANDRITE
Il vetro alessandrite è famoso per i suoi effetti cromatici: appare lilla o rosa alla luce naturale del sole o alla luce artificiale gialla, e blu fumo alla luce fluorescente/bianca. Questi giochi di colore sono dovuti alla sua composizione chimica a base di ossido di neodimio e selenio. I vetri contenenti neodimio sono stati prodotti in diversi Paesi, raggiungendo risultati eccelsi a Murano con artisti quali Dino e Loredano Rosin.
AVVENTURINA
Il vetro avventurina è un vetro traslucido arricchito con ossidi metallici brillanti, che gli conferiscono un aspetto simile al quarzo omonimo. Si ottiene aggiungendo ossido di rame e cromo al bolo, favorendo una lenta cristallizzazione che crea un effetto pulviscolare dai toni bruno-verdastri. Il suo nome deriva da “ventura”, a indicare la casualità della scoperta nel XVII secolo e la difficoltà della lavorazione, considerata una vera sfida anche per i maestri vetrai più esperti.
CALCEDONIA
Vetro ottenuto mescolando metalli di colore diverso per imitare le pietre naturali – come calcedonio, malachite e agata. In particolare si utilizzano ossido di rame, ferro, nichel e argento. SI distingue per le sue venature iridescenti e i colori cangianti, dal blu al viola, fino al marrone e al verde. Questa tecnica è molto complessa: il risultato non è mai prevedibile e dipende da variazioni millesimali nella composizione chimica e nella temperatura di lavorazione. Creata a Venezia nel tardo XV secolo, andò perduta per secoli e fu riscoperta solo nell’Ottocento.
CANNA
Vetro realizzato utilizzando cannette di vetro tonde o piatte e multicolori, accostate o sovrapposte e poi fuse e soffiate. Le canne si realizzano una alla volta, allungando una massa fusa fino a formare fili sottili. Queste possono essere semplici a colore pieno oppure presentare trasparenze o sezioni interne complesse (fiori, spirali, righe). Diffusa sin dagli albori dell’artigianato muranese, raggiunse l’apice tra XVI e XVII secolo quando il vetro filigranato e a zanfirico divennero simbolo del lusso e dell’aristocrazia. Oggi è molto apprezzata per la realizzazione sia di oggettistica, come bicchieri e piattini, che di opere d’arte uniche e di gran pregio. Tra i maggiori esponenti troviamo Maurizio Alfier, Studio Salvadore e Luca Vidal.
CRISTALLO
Vetro a base di piombo perfezionato tra Boemia e Francia nel XVII secolo e caratterizzato da un’incredibile trasparenza. A Venezia, per vetro cristallo, invece, si indica un vetro puro, senza imperfezioni: il cristallo veneziano è il primo vetro veramente incolore, inventato nel 1450 dal maestro veneziano Angelo Barovier e ottenuto sbiancando la miscela di vetro con manganese o altri decoloranti. È un vetro fragile a base di sodio, adatto soprattutto all’incisione manuale.
FILIGRANA O RETICELLO
Una delle tecniche più antiche in uso già nel XVI secolo, è ottenuta ponendo delle canne in vetro trasparente con un’anima colorata su una lastra metallica, la quale viene scaldata fino al raggiungimento del punto di fusione; quindi, si fa rotolare su un oggetto di forma cilindrica a cui aderisce. Viene chiamato Reticello quando le anime si intersecano formando una griglia, all’interno delle cui losanghe si crea una piccola bolla d’aria. Il vetro “A retorti” o “Retortoli”, invece, presenta anime torte a spirale. Probabilmente è la tecnica di lavorazione del vetro più famosa a Murano, può essere considerata il simbolo del vetro veneziano. Oltre ai classici calici Tipetti, la filigrana è impiegata anche da maestri come Luca Vidal, Afro Celotto e Stefano dalla Valentina per opere di grande dimensione.
FOGLIA D’ORO O D’ARGENTO
Sottilissima lamina d’oro puro a 24 carati, di norma delle dimensioni di cm. 8×8 (3,15×3,15 in.), che viene “raccolto” dal vetro ancora allo stato pastoso nella fase iniziale di lavorazione. L’oro può essere poi ricoperto da un ulteriore strato vitreo trasparente. Se il vetro viene soffiato la “foglia” d’oro si frantuma in un suggestivo effetto di “pulviscolo aureo”. Dal XIX secolo si usa anche la foglia argentea, la quale deve essere “incamiciata” con altro strato di vetro onde evitare ossidazioni e imbrunimenti antiestetici.
INCALMO
Tecnica veneziana che consiste nel far combaciare perfettamente a caldo due o più elementi di diverso colore per poter ottenere la forma desiderata. Per questo procedimento si necessita di grande abilità da parte del maestro. Famosi sono i vasi a doppio incalmo, presentati da Venini alla Biennale del ’62, come il “Cappello del Doge” su disegno di Thomas Stern.
INCISIONE A FREDDO
Tecnica di finitura applicata alla superficie del vetro eseguita con una mola. L’incisione può essere eseguita con varie profondità. Quando l’incisione è ampia e piatta si parla di battitura, martellata, “battuto”. Una molatura molto morbida per ottenere una superficie smaltata è invece detta “velato”. Questo tipo di finitura superficiale è stato utilizzato da alcuni dei migliori artisti contemporanei e maestri muranesi come Carlo Scarpa, Alfredo Barbini, Lino Tagliapietra, Davide Salvadore, Luca Vidal e Yasuhiko Tsuchida.
INCAMICIATO
Tipo di vetro simile al “sommerso”, ma solitamente più sottile composto da due strati di vetro sovrapposti. Attualmente ha particolare diffusione nella realizzazione di lampadari moderni.
LAVORAZIONE A LUME
La lavorazione a lume, pur condividendo alcune tecniche con altri metodi a caldo, si distingue per la sua economicità e versatilità nella creazione di piccoli oggetti, come animaletti, miniature e perle. La fiamma concentrata del bruciatore permette una definizione formale unica, offrendo all’artista una vasta gamma di possibilità. Questa tecnica si caratterizza per la stretta connessione tra l’artista e la fiamma, che stimola la creatività e lo sviluppo di uno stile personale. Da un lato, il lavoro a lume favorisce un’espressione spontanea; dall’altro, consente aggiustamenti e perfezionamenti che non sono possibili con altri metodi termici. Tra i principali protagonisti del lume troviamo Dario Frare e Lucio Bubacco.
MOSAICO
La tecnica “a tessere” prevede l’unione di piccole tessere vitree di varie forme, chiamate “smalti” o “paste”, ottenute mediante il taglio di superfici di vetri soffiati. La lastra “a mosaico”, fusa a caldo, viene raccolta con un cannello e modellata secondo il progetto desiderato, solitamente in un vaso. E’ una delle tecniche più antiche e affascinanti di Murano ed oggi è conosciuta per l’opera di artisti come Carlo Scarpa e Maurizio Alfier.
MURRINA O MILLEFIORI
Si tratta di una tecnica risalente ad epoca antica, impiegata da artigiani siriani, egizi e romani. Caduta in disuso, venne ripresa nella meta’ dell’Ottocento raggiungendo l’apice nei primi anni del Novecento con i manufatti degli artisti Barovier. La tecnica di realizzazione consiste nella preparazione di un fascio di canne in vetro multicolore, intersecate e disposte in modo da ottenere un design floreale o geometrico. Si procede, quindi, alla fusione ed in seguito al taglio in piccoli dischi. Gli stessi vengono posti su una piastra metallica per ottenere il disegno voluto, riscaldati e quindi fatti aderire alla superficie vitrea attaccata alla canna da soffio.
OPALINO
Il vetro opalino può assumere diverse sfumature di colore, a seconda del tipo e della quantità della sostanza aggiunta (il fosfato di sodio, l’ossido di talco, ecc.); queste possono variare dal bianco al nero, contenendo una scala cromatica che comprende il grigio, rosa, verde, lavanda, giallo oro, azzurro e blu. Il classico colore opalino realizzato a Murano, tendente al bianco lattiginoso, era creato con importanti quantità di ossidi dell’arsenico, ormai banditi a causa della tossicità riscontrata durante la produzione. I pezzi in opalino con questa composizione risultano essere, dunque, pezzi assolutamente irriproducibili, da qui la loro bellezza e preziosità.
SCAVO
Il nome deriva dalla sua particolare finitura che ricorda gli antichi vetri romani, portati alla luce dagli scavi archeologici. La caratteristica distintiva di questo tipo di lavorazione, introdotta da Cenedese negli anni Quaranta del Novecento e poi ulteriormente sviluppata, è una finitura ruvida ed opaca prevalentemente grigia, con schizzi di colori diversi. L’aspetto disomogeneo e il colore opaco sono risultanti dalla reazione chimica dei sali e ossidi minerali dispersi sulla superficie vitrea durante l’ultima fase di lavorazione.
SOMMERSO
Famoso per la purezza e vivacità dei colori, il vetro sommerso crea suggestivi effetti di stratificazione e tridimensionalità. L’effetto si ottiene immergendo l’oggetto in vetro fuso in colori diversi, mantenendo intatta la profondità e luminosità di ogni sfumatura. La tecnica richiede un’eccellente maestria nel controllo delle temperature e nella gestualità del maestro vetraio. Introdotta negli anni ‘30, raggiunse la sua massima popolarità negli oggetti di design degli anni 50’ e 60’. Oggi resta una tra le tecniche più apprezzate e ricercate a livello internazionale.
VETRO RUBINO
È un colore peculiare nella vasta gamma cromatica utilizzata per la creazione di opere d’arte muranesi. I minerali utilizzati per la sua fabbricazione, infatti, produrrebbero un colore totalmente diverso se alla miscela non fosse aggiunto oro zecchino e uno specifico acido capace di innescare una reazione chimica. Il risultato è un rosa vivo, molto omogeneo, trasparente ma estremamente intenso.
ZANFIRICO
Tecnica simile a quella della “murrina”. Si ottiene unendo un fascio di canne di vari colori e si riscalda fino alla fusione; successivamente si attaccano due canne all’estremita’ del fuso e vengono tirate e fatte roteare formando una spirale. Lo zanfirico e’ il termine moderno usato a Veneziano per chiamare il vetro a “retorti”.